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Quarta escursione 25 febbraio

Quarta escursione 25 febbraio

Dalla passione comune per le bellezze della nostra Gallura, nasce il Progetto “Promuoviamo il nostro territorio”.

Dopo i balli e i coriandoli del carnevale tempiese, rieccoci pronti a partire, con un gruppo di 30 persone, con i nostri fuoristrada alla scoperta di un nuovo territorio tutto gallurese.

MONTE PULCHIANA E OLIVASTRI MILLENARI

Otto e trenta del mattino in una giornata grigia ma non troppo fredda, ci ritroviamo tra solite presenze e nuovi partecipanti tra cui una piccola nuova mascotte, il tenerissimo Gabriel di due anni. Scaldiamo i motori e lasciamo il piazzale in un corteo colorato di auto per raggiungere come prima immancabile tappa il nostro Monte Limbara, passando per la strada di Li Mulini fino a raggiungere il bivio di Vallicciola e attraverso una proprietà privata arriviamo sul punto panoramico di fronte alla diga del Rio Pagghjolu. Il cielo si fà più grigio e piccole gocce cadono dal cielo fino a una pioggia sottile ma insistente che scoraggia buona parte del gruppo nell’impresa sul punto panoramico. Lo scenario naturale sebbene il tempo non ci assista è intriso di fascino, tipico della montagna, le rocce scivolose ci consentono all’orizzonte uno sguardo sull’invaso di fronte; la diga sbarra Rio pagghjolu a Monte di Deu collaudata nel 2017. Il progetto esecutivo fù redatto dall’ingegnere Roberto Binaghi nel 1981, i lavori avviati nel 1989 e ultimati nel 2006 furono affidati a un associazione temporanea di imprese e la direzione dei lavori affidata all’ingegnere Cassitta. Nel 2022 viene approvato il progetto presentato da Abbanoa che consente l’approvvigionamento idro potabile dei comuni di Tempio, Aggius, Bortigiadas, Erula, Luras e Calangianus, attraverso un percorso di 7 km di condotte  l’acqua arriverà all’impianto di potabilizzazione di Pischinaccia situato a Tempio. Percorriamo il sentiero a ritroso per tornare sulle auto e uscendo dal Limbara ci dirigiamo verso la seconda tappa tagliando dalla fontanella prima di Aggius, in direzione Bonaita passando su sterrati dal parco eolico di Bortigiadas fino a raggiungere la campagna ai piedi del Monte Pulchiana.

Arriviamo grazie al permesso dei proprietari dell’Agriturismo La Cerra ai piedi del più grande monolite granitico della Sardegna, 590 mt slm, originatosi dal disfacimento della roccia per un processo di idrolisi, dalla caratteristica forma tondeggiante dal colore giallo rosato causato dall’ossidazione dei minerali che lo compongono. Attraverso un sentiero molto scosceso, per la gioia di chi guida, ci avventuriamo sul tratto descritto come “sentiero verde” in una salita tra dossi, crepe e sobbalzi fino a raggiungere una  vecchia cava di granito dismessa, dove parcheggiamo i fuoristrada e ci organizziamo per la pausa pranzo.

L’atmosfera allegra e il sole che ha sostituito il grigio iniziale, ci accompagnano con lo sguardo rivolto all’ imponente montagna, dichiarata nel 1994 monumento naturale dalla Regione Sardegna. Il suo profilo è austero, imponente, somiglia a un volto indecifrabile, forse custode del territorio, in molti lo esplorano fino alla cima. Tutto attorno, la vegetazione è bassa, data l’esposizione ai venti, principalmente costituita da erica e macchia mediterranea, in un agglomerato roccioso “la sarra di lu tassu” il cui nome deriva dalla presenza del tasso, pianta sempreverde che può presentarsi sia in forma arbustiva sia come albero. Il gruppo tra assaggi vari, risate foto e caffè riparte per il punto panoramico spettacolare da cui si può spaziare fino a intravedere il mare di Palau, i monti di San Pantaleo, la cima di Tavolara e il Monte Limbara in un impatto visivo difficile da descrivere e molto scenografico, gioia per Giuseppe e Matteo, dronista e supporter che catturano il meglio delle bellezze galluresi, mete di numerosi escursionisti.  Dopo un paio  d’ore, lentamente la carovana si posiziona per la discesa,  dal sentiero accidentato tra  ripide pendenze e riflessi allungati sul panorama attorno, fino a riprendere la strada principale alla volta dell’ultima tappa.

A pochi chilometri da Luras presso il lago del Liscia, Maria ci aspetta per guidarci ad ammirare gli olivastri di Santu Baltolu di Carana, dei veri e propri monumenti naturali, testimoni di secoli passati e stagioni di tanti visitatori. Il protagonista indiscusso del sito è “S’ozzastru”, quattromila anni d’età, alto 15 mt  con una circonferenza del tronco di circa 12 mt, un tronco segnato dal tempo, e una chioma immensa che per lungo tempo ha donato la sua ombra a greggi e animali selvatici. Ammiriamo con una certa riverenza la sua maestosa struttura, le radici che affondano nel terreno, i rami scolpiti in tutte le direzioni, le foglie che lo rivestono e il primo pensiero ti porta a volerlo scalare, scoprire, o semplicemente abbracciarlo! Ascoltiamo il racconto della guida e dalla passerella in legno torniamo al punto panoramico nei pressi della chiesetta dove ci attende un altro racconto legato a una prelibata e semplice eccellenza lurese “sa cozzula in su fundeddu”.

Lorenzo, ha allestito  per noi una splendida degustazione vista lago, un invitante cesto di pane e salumi, e ci racconta con passione il suo amore per la tradizione lurese del pane dei nostri nonni.

“Tra le varie prelibatezze del nostro paese, Luras, ho pensato di proporvi un prodotto particolare, risalente a tempi lontani quando ancora non si trovava tutto pronto nei supermercati, un pane semplice preparato con farina, acqua e sale, lievito cucinato in questo tegame  di terraccotta “Su Fundeddu”.

È un tegame di terracotta di probabile ma non certa origine ebraica, realizzato con argille naturali, non trattate che si trovano molto spesso lungo gli argini dei fiumi. È tornato in uso un pò per divertimento e un pò per piacere, nato durante la prima guerra quando non si aveva il pane, allora il grano dato a tessera serviva per le famiglie che riuscivano a preparare in casa “Sa Cotzula Purile” ovvero il pane non lievitato.

In tutta la Gallura “Su Fundeddu”, veniva utilizzato solo a Luras, lo si poteva trovare anche nella zona di Buddusò ed Alà dei Sardi.

 

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